Il patto (dal notaio) prima del sì. Arrivano gli accordi prematrimoniali. L’idea di una legge anche in Italia per regolare gli aspetti economici in caso di divorzio. “Così le coppie torneranno a sposarsi”.

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La fine di un amore nero su bianco, scritta davanti al notaio prima delle nozze. E pazienza se il romanticismo va a farsi benedire. L’Italia accelera sugli accordi prematrimoniali, i “love contracts” anglosassoni resi celebri dalle star di Hollywood. Come dimenticare la separazione milionaria di Tom Cruise e Katie Holmes? O la clausola “sentimentale” che obbliga il fondatore e amministratore delegato di Facebook, Mark Zuckerberg, a trascorrere almeno una notte alla settimana con la moglie Priscilla Chan?

Da noi i patti pre-nozze sono proibiti, ma una proposta di legge che li introduce nel nostro ordinamento inizierà presto il suo iter in commissione Giustizia della Camera. Obiettivo del Pd è discuterla subito dopo le unioni civili, che tra l’altro consentono alle coppie di fatto di regolare per contratto gli aspetti economici e patrimoniali di un legame affettivo.

L’iniziativa (bipartisan) è dell’onorevole Alessia Morani, avvocato civilista del Pd, e del deputato di centrodestra Luca D’Alessandro, braccio destro di Denis Verdini in Parlamento. La proposta di legge che li vede come primi firmatari modifica l’articolo 162 del Codice civile inserendo un articolo 162-bis, dove è scritto che “i futuri coniugi, prima di contrarre matrimonio, possono stipulare accordi prematrimoniali volti a disciplinare i rapporti dipendenti dall’eventuale separazione personale e dall’eventuale scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio”.

Per la renziana Morani l’introduzione dei contratti potrebbe avvicinare all’istituto del matrimonio tante coppie che oggi restano diffidenti, magari perché preoccupate dalla prospettiva di una burrascosa rottura: “Potrebbe essere un modo per avvicinarsi al matrimonio con maggiore responsabilità e libertà d’animo, decidendo di prendersi cura dell’altro anche se le cose dovessero andare male”. Insomma, quando ci si ama è più facile mettersi d’accordo e decidere assieme di attutire il trauma di un divorzio.

Morani ha chiesto alla presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti, di avviare al più presto il dibattito sulla legge “perché siamo in un momento politico favorevole”. Si va verso le elezioni amministrative e Matteo Renzi ha promesso di imprimere, in questa seconda parte di legislatura, una forte accelerazione ai provvedimenti che riguardano i diritti e la vita privata delle persone. “Sono convinta che la nostra proposta incontrerà consensi trasversali – spinge per l’approvazione la Morani – Non credo che i Cinque Stelle avranno problemi a votarla e spero che, su questa legge, la maggioranza sia più larga di quella che sostiene il governo”.

I laici approvano ed Elena Centemero, di Forza Italia, ha chiesto di sottoscrivere la proposta di legge. Analogo entusiasmo, com’è ovvio, non mostrano i cattolici intransigenti. Prova ne sia il giudizio del dem Beppe Fioroni, che era in prima linea al Family Day: “Sposarsi è una scelta libera, c’è già la possibilità di sciogliersi con il divorzio e anche con il divorzio breve”. Perché i contratti prematrimoniali non le piacciono? “Credo che il matrimonio sia qualcosa di più di un contratto di lavoro o di un acquisto salvo buon fine – si prepara a boicottare la legge il presidente della Commissione Moro. Con questi presupposti la cosa migliore sarebbe non sposarsi affatto evitando di far perdere tempo agli avvocati e alla giustizia”.

Alessia Morani tira dritto e si dice ottimista, convinta che “i patti chiari fanno matrimoni più felici” e che la Chiesa non mostrerà ostilità verso i “prenuptial agreement” all’anglosassone: “Il papato di Francesco è molto più aderente alle trasformazioni sociali”. E così, dopo il divorzio breve e le unioni civili omosessuali, un altro tabù giuridico potrebbe presto cadere.


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