Jobs Act. Pro e contro del nuovo strumento di remunerazione tramite i voucher. Utili, ma con qualche spina

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Possibili elusioni se non c’è obbligo sulla data della prestazione e senza banda larga e difficile sfruttarli.

Rappresentano una delle novità più importanti del Jobs Act. I voucher hanno certamente impresso un’accelerazione all’emersione del lavoro nero e all’aumento dell’occupazione. Il meccanismo, secondo gli esperti, però, presenta ancora alcuni punti oscuri in merito alla procedura da adottare. Per sgombrare il campo da equivoci, meglio ricostruire il processo di applicazione.

Il compenso annuale lordo può essere al massimo di 9.333 euro. Si tratta dell’importo percepito dal lavoratore e non della cifra che deve sborsare il committente che si avvale della prestazione dei lavoratori. In particolare, le attività lavorative per committenti imprenditori o professionisti possono essere svolte a favore di ciascun singolo “datore di lavoro occasionale” per compensi non superiori a 2.000 euro (corrispondenti a 2.693 euro lordi). Tale limite non si applica ai committenti privati che possono ricorrervi fino al limite di 7.000 euro (9.333 euro lorde).

Nel settore agricolo il voucher può essere utilizzato nell’ambito delle attività di carattere stagionale effettuate da pensionati o giovani con meno di venticinque anni di età se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qualsiasi ordine e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici, ovvero in qualunque periodo dell’anno se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso l’università.

Ma come funzionano i voucher? Gli acquisti possono essere fatti presso le rivendite autorizzate. Il testo normativo prevede a regime l’obbligo di inoltrare la comunicazione, prima dell’inizio della prestazione, in via telematica alla direzione territoriale del lavoro competente. Attualmente la comunicazione va fatta all’Inps. E deve essere preventiva e contenere: i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore; il luogo della prestazione con riferimento ad un arco temporale non superiore ai trenta giorni successivi; l’importo lordo presunto.

La comunicazione ha lo scopo di assicurare la tracciabilità e consentire agli organi preposti di effettuare le opportune verifiche ed evitare gli abusi. In campo agricolo l’importo del voucher è pari a quello della retribuzione oraria delle prestazioni dei lavoratori dipendenti.

I consulenti del lavoro hanno svolto un’analisi approfondita del nuovo testo individuando una serie di aspetti positivi introdotti dai voucher. Si parte dalla considerazione che la procedura è snella e semplice in quanto gestibile telematicamente senza necessità di eccessive conoscenze informatiche.

Facile anche l’acquisto del voucher e il suo incasso: entrambe le operazioni possono essere svolte presso i tabaccai. C’è poi la tracciabilità delle prestazioni sul sito Inps per ogni lavoratore. Attraverso un semplice monitoraggio è possibile verificare il totale delle prestazioni ed evitare sforamenti.

“Fermo restando gli aspetti positivi di questa riforma” – afferma Rosario De Luca, presidente della Fondazione studi Consulenti del lavoro – “esiste, però, un concreto rischio di elusione nel momento in cui la procedura non richiede la puntuale indicazione del giorno e dell’orario della effettiva prestazione (richiede un arco temporale all’interno del quale verrà utilizzato il voucher per il lavoratore interessato)”. Altra criticità è riscontrabile in alcuni luoghi d’Italia dove non c’è sufficiente copertura della linea Internet. Capita, quindi, di non riuscire ad acquistare i buoni presso le ricevitorie abilitate per mancanza di linea e, di conseguenza, nemmeno di comunicare l’acquisto.


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